Ormai ci siamo! Tra poco più di tre settimane finalmente saliremo sul pullman e ci recheremo in Liguria per trascorrere due giorni in grande allegria. Un momento che stiamo attendendo da mesi e che sicuramente resterà per sempre nei nostri cuori.
Avremo degli accompagnatori speciali che hanno studiato per noi un itinerario suggestivo e pieno di sorprese.
Sono le guide di PANDA TREK!
COMUNQUE IN MODO DIVERSO, E' METAFORA DI CONOSCENZA… "
Panda Trek è una associazione nata nel 1996 all'interno del WWF Italia e si è sempre occupata di organizzare attività di turismo responsabile, con particolare attenzione al trek a piedi e in bici, per adulti, minori e scuole. Dal 2005 Panda Trek si è staccata dal WWF pur continuando ad operare tenendo sempre in massima considerazione il rispetto dell'ambiente, delle persone, della cultura dei luoghi che si vanno a visitare.
GLI OBIETTIVI PANDA TREK SONO QUELLI DI…
…esplorare direttamente un ambiente, naturale o no, con lo scopo di far nascere in ciascuno il gusto e la curiosità di conoscerlo meglio, imparando così a “rispettarlo”;
…conoscere ogni angolo, anche il più nascosto e segreto, per imparare a percepire tutti i suoni, i rumori, i colori, i profumi e i sapori che lo differenziano dagli altri rendendolo unico;
…vivere una piacevole esperienza immersi in una natura “silenziosa” che prende voce a mano a mano che la scoperta si fa più profonda;
…scoprire lo “spirito del luogo”, ascoltando le storie e i personaggi che lì vivono da sempre;
…imparare ad auto-controllarsi, frenando impulsi ed esigenze;
…ascoltare se stessi, prendendo coscienza di sé e del proprio corpo, sentendo il battito del proprio cuore, il rumore del respiro che si fa più forte per la fatica, la contrazione dei propri muscoli e l'energia che si sprigiona, facendoci credere, ad ogni passo o ad ogni pedalata, di non farcela più;
…riflettere, scoprire le proprie potenzialità, a volte nascoste, imparando ad auto-valutarsi; …imparare a stare e a rapportarsi con gli altri, per socializzare, aiutandosi e supportandosi a vicenda, condividendo sforzi e risorse con il gruppo.
È il gruppo che parte ed è il gruppo che arriva alla meta. INSIEME .
Il motto dell'Associazione è “Casa non è un luogo, è uno stato d'animo”
Visto che ho molto tempo libero, ho pensato di pubblicare sul Blog un po' di informazioni sui luoghi che andremo a visitare.
La prima tappa sarà Varigotti, un piccolo borgo frazione di Finale Ligure in provincia di Savona.
Ecco l'itinerario del nostro viaggio:
VARIGOTTI. (da: http://www.varigotti.it/)
Varigotti è una meta turistica: il maggior flusso di villeggianti si registra nel periodo estivo anche se sono numerosi i visitatori - specialmente dal Nord Europa - che amano trascorrere in questa località periodi di riposo anche nella stagione invernale, che vede un clima usualmente mite e gradevole. La lunga spiaggia di sabbia è situata a est del borgo, in località Malpasso. La natura selvaggia del luogo, con le pareti verticali di roccia franosa alte centinaia di metri, della collina sovrastante, era causa di manutenzioni continue per il tratto di ferrovia fuori galleria; dopo l'ennesima frana, che ebbe conseguenze mortali per un macchinista, fu deciso nel 1977 di spostare la linea ferroviaria all'interno, situandola completamente in galleria.
Molto frequentata è anche la spiaggia allungata ad ovest del promontorio di Punta Crena: larga e fitta di stabilimenti balneari, anche quella viene considerata la più ampia singola spiaggia libera (intesa come spazio fra stabilimenti) della Liguria. In effetti si ritiene che l'abitato stesso di Varigotti, fino all'interramento del porto (che sorgeva dove oggi si trova la Baia dei Saraceni) si trovasse sul versante est della montagna e sull'attigua selletta, dove sopravvivono resti medievali datati al XV secolo. Fu successivamente che l'abitato si distese in modo pressoché esclusivo dall'altro lato. L'apertura della moderna Aurelia nell'Otto-Novecento e l'esplodere del turismo di massa fecero il resto, portando all'espansione edilizia presente, fortunatamente quasi del tutto priva di "ecomostri", pur nell'estrema ristrettezza dello spazio disponibile, non più largo di 2-300 metri fra il mare e le ripide colline circostanti.
Dopo una tappa sulla spiaggia del Borgo Saraceno percorreremo i sentieri che conducono a Capo Noli.
(Cartina tratta da : http://leo-trekking.blogspot.it/p/itinerari-escursionistici-da-noli.html)
Raggiungeremo la Chiesetta di San Lorenzo.
Qui potrete trovare la Storia di questo edificio sacro.
VARIGOTTI E LA CHIESA DI S.LORENZO
da
Percorrendo i sentieri raggiungeremo quindi Noli Ligure.
Noli è uno dei centri medievali di maggior interesse storico ed artistico della Liguria e ciò non perché ha mantenuto pressoché intatta l’antica struttura dell’impianto urbano all’interno delle mura di cinta, ma anche per l’importanza storica ed economica che ha ricoperto durante tutto il Medioevo nel Ponente Ligure. Il nome “Noli” testimoniato nella forma “Naboli” nei documenti più antichi del 1004 e 1005 deriva certamente da una forma “neapolis” cioè “città nuova” di chiara derivazione greco-bizantina. Anche i dati storici ed archeologici fino ad ora studiati confermerebbero quest’ipotesi. Noli avrebbe quindi avuto, insieme al centro vicino e coevo di Varigotti, il ruolo di importante base di appoggio nella difesa della Liguria costiera. Le continue guerre contro le città nemiche di Finale e Savona, le invasioni di spagnoli, milanesi e piemontesi, le scorrerie barbaresche, le precarie situazioni sociali interne, collegate anche alle carestie ed alle pestilenze, contribuirono alla decadenza di Noli. Il suo declino proseguì sino a che, insieme alla Repubblica di Genova, della quale aveva sempre seguito le sorti come alleata e protetta, passerà, nel 1797, sotto la dominazione francese perdendo la propria indipendenza dopo settecento anni di sostanziale libertà.
Ed ecco il nostro albergo a Finale Ligure:
http://www.hsavoia.com/
Venerdì mattina abbandoneremo il mare e andremo a visitare le Grotte di Toirano e ammireremo anche alcuni resti lasciati dagli antichi Romani.
http://www.hsavoia.com/
Venerdì mattina abbandoneremo il mare e andremo a visitare le Grotte di Toirano e ammireremo anche alcuni resti lasciati dagli antichi Romani.
Le Grotte di Toirano
Le grotte carsiche sono un’altro aspetto interessante della Val Ponci. Le acque piovane si infiltrano nelle fessure dei massicci calcareo-dolomitici e dissolvono lentamente la roccia scavando cunicoli e ampie sale. In queste grotte carsiche già si riparava l’uomo preistorico condividendo gli spazi con le faune calde o fredde dei diversi momenti climatici del Neolitico. Durante la glaciazione Wurm, come provano gli scavi archeologici della Grotta delle Fate, gli animali dei periodi freddi (orsi , cervi ecc.) si alternavano agli animali dei periodi interglaciali, più caldi, leoni, rinoceronti e zebre, fornendo prede ai nostri antenati. All’inizio della strada sterrata, che risale la Val Ponci, un antico dolmen ricorda i riti magici e la spiritualità degli antichi liguri in età preromana.
La grotta della Bàsura (strega), nota sin dal secolo scorso per le esplorazioni dello studioso don Nicolò Morelli Canonico di Pietra Ligure, è sicuramente la più spettacolare. Nel 1950, alcune persone di Toirano appassionate di speleologia scoprirono una serie di sale interne che seguono un percorso di circa 450 metri, meravigliose per la ricchezza e la varietà di concrezioni
naturali. Nella grotta trovò rifugio per millenni l’orso delle caverne (Ursus spelaeus), che vi si recava per trascorrervi il letargo; la sua presenza è attestata da un gran numero di resti ossei, da impronte di zampe sul suolo e dalle tracce di unghiate sulle pareti. Di particolare interesse sono le testimonianze riferibili all’uomo preistorico, recentemente datate a circa 12.000-12.500 anni fa; si tratta di impronte di piedi, mani e ginocchia e, nella “sala deimisteri”, di numerose palline d’argilla attaccate alla parete contro la quale furono scagliate, probabilmente con significato rituale. Queste tracce sono riferibili a uomini del Paleolitico superiore, cacciatori-raccoglitori che frequentavano la regione e utilizzavano questa grotta non come abitazione ma probabilmente per scopi rituali. Nel 1960 gli scopritori abbatterono l’ultimo diaframma calcareo e scoprirono la sala terminale della Grotta della Bàsura. Da qui il percorso prosegue scavato in una grandiosa colata di alabastro, all’interno di imponenti ambienti ricchi di concrezioni mammellonari (“antro di Cibele).
La via Julia Augusta
Oltre ad essere abili soldati e grandi conquistatori, i Romani furono anche intelligenti ed acuti amministratori dei territori conquistati. Uno dei maggiori ostacoli che dovettero affrontare era rappresentato dalle distanze che separavano Roma dalle province. Il problema fu risolto attraverso la realizzazione di un efficiente sistema stradale, che ha costituito nel corso della storia la base sulla quale si sono sviluppate le comunicazioni nei secoli successivi. L’efficace rete stradale romana rendeva possibili veloci comunicazioni e trasporti di merci, rappresentando così uno dei punti di forza dell’Impero e contribuendo alla sua grandezza e alla sua durata. La riviera ligure, compresa tra mare e monti, fu terra di transito tra le popolazioni italiche ad est e quelle della Provenza ed iberiche ad ovest. Il sistema viario romano, nella nostra zona, riprendeva in parte le strade utilizzate dall’antico popolo dei Liguri ed era posto su due strade litoranee, la via Aurelia e la via Julia Augusta, mentre esistevano strade trasversali che portavano all’interno. La via Aurelia, la più antica e utilizzata già in età repubblicana, forse ricalcava in parte la mitica via Herculea dei Liguri (cosiddetta perché secondola tradizione fu tracciata da Ercole durante le sue famose fatiche), che doveva snodarsi non molto lontano dal mare attraverso Spotorno, Voze, le Manie, Finalmarina e la Caprazoppa. Nel 13 a.C. questa via ebbe una variante, la via Julia Augusta, per la quale fu scelto un percorso piuttosto interno, lontano dal mare allo scopo di evitare le scogliere a picco e possibili assalti di pirati. Giungendo da Vado ai margini del territorio finalese, la via si inseriva in una valle interna, grandiosa e selvaggia, la Val Ponci che confluisce direttamente in Val Pia. Qui si trovano cinque ponti ( tre quasi intatti mentre degli altri due sono visibili soltanto pochi resti) che, per la maestosità e per l’accuratezza con cui furono edificati, costituiscono la più importante testimonianza della viabilità romana in Liguria. I ponti sono costituiti da un’unica arcata costruita in blocchi di “pietra del Finale”, roccia calcarea ricavata a mano, con semplici strumenti da tre cave visitabili ancora oggi in uno suggestivo scenario, tra la fitta vegetazione, a pochi minuti dal sentiero, a monte del terzo ponte. Il primo ponte che si incontra salendo da Calvisio è il ponte delle Fate. Si tratta dell’esemplare migliore, che appare solido, robusto e perfettamente conservato. E’ stato denominato così dalle genti del luogo dal nome della grotta che sul fianco dell’altopiano delle Manie lo sovrasta perpendicolarmente e che si può raggiungere con la ripida salita di un sentierino seminascosto tra i cespugli, cinquanta metri a valle del ponte. Del ponte Sordo, il secondo che si incontra lungo il percorso, rimangono solo pochi avanzi, una spalla e una rampa d’accesso, mentre tutto il resto è crollato. A due minuti di cammino si trova il ponte delle Voze, detto così perché consente di attraversare il rio Voze, che qui confluisce nel rio Ponci. Anch’esso è ben conservato, perché in un recente passato è stato sottoposto ad un restauro. Il quarto ponte, il ponte dell’Acqua, è più piccolo dei precedenti poiché situato più a monte; ad esso è affiancata una recente costruzione disabitata, la Ca’ du Puncin, da cui fuoriesce l’acqua di una sorgente, è costruito direttamente sulla roccia, non ha opere di sostegno né spalle. Il quinto ponte, il ponte di Magnone, appare diroccato e semisommerso nella vegetazione ad alto fusto e si trova ai piedi della collina, sotto la chiesetta di S. Giacomo di Magnone.
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